Finalmente la polizia francese potrà accedere al tuo smartphone, localizzarti, registrare le tue conversazioni o scattarti una foto. Ed è del tutto legale.
Qualche giorno fa, il Senato ha dato il via libera a una misura molto controversa del progetto di legge sulla giustizia. Questa misura consente di attivare alcuni dispositivi connessi a distanza nell’ambito di un’indagine della polizia.
Nonostante le opposizioni all’interno di tutti i partiti politici, i senatori hanno votato a favore di una delle misure più controverse del progetto di legge sulla giustizia, promosso dal ministro della giustizia Éric Dupond-Moretti. Questo testo apporta diverse modifiche al procedimento penale e una di esse fa molto rumore.
E per buona ragione, due punti fanno storcere il naso. In primo luogo, la possibilità di accedere alla localizzazione in tempo reale dallo smartphone nel contesto di determinati reati. In secondo luogo, il testo dà la possibilità di attivare a distanza il microfono e le telecamere di un dispositivo per catturare suono e immagini.
Una possibilità offerta alla giustizia, ma controllata
Questo significa che qualsiasi persona, nell’ambito di un’indagine giudiziaria, potrebbe essere spiata dal proprio smartphone? Lungi dall’essere così, e per fortuna: questa possibilità sarebbe offerta solo alle forze dell’ordine nel contesto di casi legati al terrorismo o alla criminalità organizzata e alla delinquenza. In sintesi, casi gravi che di solito richiedono lunghe indagini.
Inoltre, prima che tale possibilità sia attivata, sarà necessaria l’approvazione di un giudice e di altre “importanti garanzie”, precisa il ministro della giustizia, Eric Dupond-Moretti. Inoltre, un emendamento di Bruno Retailleau, presidente dei senatori del gruppo Les Républicains, è stato anche approvato dal Senato: limita l’accesso alla localizzazione a reati puniti con almeno 10 anni di prigione. Il testo originale menzionava una pena minima di 5 anni.

“La porta aperta a una sorveglianza generalizzata”
Nonostante la presenza di alcuni freni, questa proposta di legge non fa l’unanimità, si può dire. L’Osservatorio delle libertà e del digitale vi vede, in particolare, una “grave violazione dell’intimità” e una “corsa al rafforzamento della sicurezza”. Da parte sua, l’ecologista Guy Benarroche considera che si tratta di una “porta aperta ad una sorveglianza generalizzata” e che queste misure sono “sproporzionate”.
Per Eric Dupond-Moretti, si tratta essenzialmente di sviluppare mezzi di sorveglianza che esistono già. Infatti, la giustizia ha già la possibilità di localizzare o mettere sotto controllo le persone, ma finora era necessario installare dispositivi GPS, telecamere e microfoni per farlo. Un’impresa rischiosa per gli investigatori e che può nuocere alla gestione adeguata di un caso.
Resta comunque il fatto di essere turbati dal potenziale spionaggio in tasca. Tuttavia, il ministro della giustizia assicura che l’uso di queste possibilità rimarrà estremamente controllato. Non è certo che questo tipo di dichiarazione rassicuri i più preoccupati!